Sei stressato!
Sei affetto da un difetto di attenzione!
Sei ansioso!
Sei aggressivo!
Come ti senti leggendo queste parole? Probabilmente non sei del tutto sereno ed è proprio per via di queste parole. Se mi segui da un po’, e non solo qui sul mio sito, sai quanto siano importanti le parole, ma questa volta non è di questo che ti voglio parlare.
Spesso nelle discipline mediche si attribuiscono etichette e, lo sappiamo tutti, sono etichette di disturbi o, detto in un altro modo, di malattie.
Voglio analizzare con te questa situazione con una premessa: riconosco che la medicina stia ottenendo risultati che non posso e non voglio minimamente mettere in discussione.
Detto questo partiamo.
Iniziamo dando i numeri…quelli veri! Si stima che ogni giorno riceviamo circa 4.000 stimoli pubblicitari al giorno. Non ho sbagliato a scrivere: quattromila stimoli! Ora, sappiamo anche che il nostro organismo si è evoluto in milioni di anni. Questo numero di stimoli, invece, è cresciuto in meno di 10 anni. Ecco un altro dato: si stima che un essere umano passi circa 6 ore davanti allo smartphone, per esempio a consultare posta personale, aziendale, social e altro. Anche qui abbiamo una crescita di stimoli esponenziale che non rispetta minimamente la fisiologia umana. Questa è una situazione assolutamente non normale, una situazione tossica e dannosa.
Stante questa situazione attorno a noi (creata da persone “normali” e “sane”) che non reputo né normale né sana (biologicamente parlando) è possibile che una persona non voglia o faccia fatica ad adattarsi a questi ritmi innaturali. E quindi chi non si adatta al non normale viene considerato malato.
Ci sono aziende che pretendono, direttamente o indirettamente, che si lavori 10 o 12 ore al giorno, ritmi che chiunque, compreso l’OMS, reputa dannosi. Quindi le persone che reagiscono a questa innaturalità sono considerate stressate, quindi malate e si devono curare. Cioè, le persone che reagiscono al non normale si devono curare, non la società che ha ritmi biologicamente parlando completamente innaturali!
Non so voi, ma considerare malato chi non si adegua a ritmi malati lo trovo leggermente paradossale.
Quello che voglio portare alla tua attenzione qui, ora, con questo post è che come operatore shiatsu (o meglio ancora operatore Shiatsu Care) non è corretto etichettare una persona con il verbo essere seguito da una malattia. “Sei stressato” è intrinsecamente sbagliato. L’etichetta è sbagliata, non la persona. Lei sta cercando i modi migliori che ha a disposizione per rispondere a una società, quella sì, non sana. Una persona non è stressata ma vive una situazione in maniera stressante. Una persona non è lo stress o l’ansia che vive. Una persona…è una persona!
Un operatore Shiatsu Care ha il dovere morale, avendo aderito a un Codice Etico, di aiutare questa persona a trovare, nuove strategie più funzionali per rispondere a questa situazione, per esempio imparando a essere meno resiliente. Perché? Perché il resiliente impara a rialzarsi quando cade (metaforicamente parlando) e questo non è sufficiente: bisogna imparare a intervenire, compatibilmente con i nostri limiti, per cambiare le cose e fare in modo di non cadere più. Se ci impegniamo con tutte le nostre forze a rialzarci e basta e non usiamo le nostre forze anche per prevenire, studiare alternative e cambiare le cose, siamo dei falliti. Con questo sto forse dicendo che le società che inneggiano alla resilienza dei dipendenti li vogliano passivi e che si rialzino con il sorriso senza cambiare le cose? Chi lo sa… chiedimelo di persona la prossima volta che ci vediamo!
E con queste riflessioni ti lascio invitandoti a rileggere questo post e, con una tisana in mano e spegnendo i tuoi device, analizzare quanto ho scritto. Se reputi che questi concetti, ulteriormente sviluppati con le tue dovute analisi e riflessioni, siano corretti prendiamo insieme un impegno: mai più dire alle persone “Sei…” oppure “Lui/lei è…”.
Take Care…
Shiatsu Care!